Codice etico e coach interno

17/03/2021 • Articoli


Spinti dall’importante menzione sul ruolo del Coach interno fatta dal Codice etico ICF e dalla crescente formazione di coach interni nelle aziende italiane, e non per ultimo sensibilizzati dalla testimonianza diretta offerta da un coach interno membro del Comitato Etica, abbiamo voluto dedicare il primo webinar nel 2021 del nostro Comitato all’approfondimento delle implicazioni legate a questo doppio ruolo.

Per il Codice etico il coach interno è “una persona che è impiegata all’interno di un’organizzazione ed eroga servizi di coaching part-time o full-time agli impiegati della stessa organizzazione”. Se ne deduce che l’organizzazione nel contesto sia sinonimo di “sponsor” ovvero della “entità (compresi i suoi rappresentanti) che paga e/o organizza o definisce i servizi di coaching da fornire”.

Nel quarto capitolo del Codice Etico troviamo gli Standard Etici che tutti i professionisti ICF sono chiamati ad applicare, nella prima sezione si parla delle Responsabilità nei confronti dei clienti. I primi 5 standard trattano una serie di aspetti riassumibili sotto il concetto della privacy e della protezione dei dati.

Al sesto punto si legge: “Lavorando come coach interno gestisco conflitti di interesse o potenziali conflitti di interesse con i miei clienti e sponsor di coaching attraverso accordi di coaching e dialogo continuo. Ciò dovrebbe includere la copertura di ruoli organizzativi, responsabilità, relazioni, registri, riservatezza e altri requisiti di segnalazione”.

Ogni riflessione sui coach interni porta per prima cosa alla domanda più generale dell’essere o del fare. Siamo coach o facciamo coaching? E il coach professionista è un professionista che fa coaching o è un coach che del coaching ha fatto la sua professione? E ancora, il coach interno professionista è anche un professionista che fa coaching?

Viene dunque da chiedersi: ma chi glielo fa fare ad un dipendente di fare il coach interno? E non solo, coach interno con credenziale ICF. Quanta confusione, non solo su chi e cosa fa o è, e i conflitti che lo possono portare fuori dal binario che interessa, ma su ciò che costituisce il punto di riferimento prioritario.

Il Codice Etico è quello di ICF oppure è il Codice Etico che condivide col suo cliente (suo collega!) o una combinazione dei due?

Che vantaggio c’è nell’essere coach interno e insieme coach professionista ICF?

 

Per rispondere a queste domande abbiamo coinvolto alcune responsabili HR di aziende nelle quali sono a loro volta Coach interni con credenziali ICF, che ringraziamo ancora per la disponibilità: Gaia Spinella –Head of HR Engagement & Development@TIM, Benedetta Caselli, HR People Services Lead Italy, Francesca Airoldi, Executive Coach ICF PCC presso PwC e Laura Vannucchi, Responsabile Internal Coaching di Intesa San Paolo e Coach ICF PCC.  Le video interviste sono state proiettate durante il webinar e ci hanno fornito delle risposte illuminanti!

 

In sintesi, il valore di avere dei coach interni risiede nel fatto che l’approccio di coaching contribuisce ad accrescere la cultura aziendale favorendone la diffusione e la condivisione.

I potenziali conflitti consistono nella confidenzialità delle informazioni condivise durante la sessione di coaching e da possibili situazioni di conflitto con colleghi o superiori non facilmente affrontabili con un/a collega.

Il fatto di avere coach interni formati con programmai accreditati ICF è un vantaggio sulla metodologia condivisa e uniforme e sugli alti standard qualitativi richiesti.

Inoltre, l’integrazione tra il Codice etico aziendale e il Codice etico ICF anziché un ostacolo rappresenta un valore aggiunto e una garanzia di osservanza dei parametri essenziali per la buona riuscita del processo.

 

E il nostro collega Luca Morelli come ha risposto? Qui di seguito le sue parole:

La risposta alla prima domanda può indicarci la strada: “Essere coach o fare coaching”?

Ecco, nel mio caso la prima tutta la vita! Anche ora parlandone rivivo la passione, l’entusiasmo, che mi ha spinto a dare la disponibilità per questo servizio di coach a colleghi dell’organizzazione.

Supportare un collega con la modalità del coaching, ovvero credere fermamente che il nostro cliente è la persona più ricca di talento, alla quale riconosciamo la sua piena autonomia e responsabilità nella determinazione della direzione e della modalità e dei tempi entro i quali muoversi per me non ha prezzo.

Lo si fa perché fa parte della nostra dimensione valoriale, in definitiva della persona che siamo, e per chi lo siamo.  E così, quando ci si mette in gioco, si decide di mettersi a disposizione degli altri, è sempre più quello che si riceve di quello che si dà: mi riferisco alla crescita nell’autostima, alla formazione di eccellenza ICF, alla visibilità all’interno di una organizzazione, alla soddisfazione di essere parte attiva della maggiore organizzazione di coach a livello mondiale.

 

In conclusione, che dire? I vantaggi ci sembrano superiori ai possibili ostacoli se le aziende daranno il tempo necessario ai propri coach interni per passare dal fare ad essere coach!

 

Brigitte Mauel, Raffaella Iaselli e Luca Morelli

Comitato Etica ICF Italia

Autori del Digital Workshop “Codice etico e coach interno” - 04/03/2021

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