La Presenza del Coach per dare spazio al cliente

25/05/2021 • Articoli


La competenza n.5 del modello Core Competencies” di ICF dice: un coach Mantiene la presenza, cioé è pienamente consapevole e presente con il cliente, impiegando uno stile aperto, flessibile, radicato e fiducioso.

 

Essere presente, quindi occupare spazio, per dare spazio al cliente.

Un’affermazione che potrebbe sembrare contraddittoria se non si prova a definire meglio la presenza.

In quale modo un coach può esserci senza intromettersi?

 

La presenza ricopre unimportanza centrale nel coaching, da essa a cascata dipendono altri fattori determinanti per il successo del processo. Essere presente per un coach vuol dire restare concentrato, empatico e attento al cliente senza distrarsi o pensare per esempio ad una soluzione che di fatto il coaching non gli richiede; vuol dire dimostrare una sana curiosità durante il processo, che non sconfini nell’interesse personale o che non metta a disagio il cliente.

Per mantenere la presenza un coach deve saper gestire le proprie emozioni e dimostrare fiducia nel lavorare con forti emozioni del cliente, accogliendole e dando loro il giusto spazio, evitando di farsi coinvolgere troppo o di rispecchiarsi in una situazione a lui troppo affine.

Avere una buona intelligenza emotiva, che a sua volta presuppone consapevolezza e capacità di riconoscere le proprie emozioni, è quindi fondamentale per evitare la trappola: ho già capito dove vuole arrivare o cosa vuole dire o cosa dovrebbe fare o cosa accadrà”. Lascolto attivo a doppio senso di marcia, come mi piace definirlo, cioè verso il cliente e verso noi stessi, diventa quindi un grande alleato della quinta competenza.

Un coach dimostra di mantenere la presenza quando è comodo nel lavorare in uno spazio di non conoscenza, perché sa che non conoscere un determinato argomento, aspetto, dettaglio o settore non condizionerà il risultato del processo né definirà il suo valore come professionista. Ammettere ignoranza con umiltà paga molto di più che fingere sapienza con superbia.

Last but not least: per mantenere la presenza un coach crea o consente spazio per silenzio, pausa o riflessione. Questo a mio parere è uno dei più potenti aspetti che caratterizzano la quinta competenza, è quello che meglio esprime lesplorazione profonda del cliente, che richiede più tempo, più volte, più coraggio.

Avrete sicuramente già sentito dire da altri colleghi che quando la prima risposta del cliente ad una vostra domanda è il silenzio, vuol dire che la domanda è stata potente, lasciarla sedimentare è il minimo che possiamo fare per rispettarla. Condividere l’importanza del silenzio con il mio cliente ci ha aiutato ad accoglierlo con serenità.

 

Come può un coach allenare la quinta competenza?

Sicuramente attraverso un percorso di sviluppo personale che accrescerebbe la sua consapevolezza, aiutandolo ad essere presente a se stesso e rafforzando un’attitudine all’Essere piuttosto che al Fare.

Preparare ogni sessione, curando il proprio state prima e dopo ogni incontro, è un’abitudine altrettanto determinante per migliorare la propria presenza. Osservare se stessi durante il processo di coaching, con un occhio critico e allo stesso tempo comprensivo e amorevole, aiuta ad apprendere informazioni preziose per la crescita.

Anche richiedere costantemente un feedback su se stessi e sulla sessione rappresenta un acceleratore di consapevolezza e quindi un alleato importante della “presenza del coach”, così come il ricorso alla “supervisione” da parte di colleghi esperti.

 

Esserci senza invadere.

Chiedere senza pretendere.

Ascoltare e rispettare il silenzio.

Dopo tutto ciò mi sento di dire che è proprio essendoci che il coach crea lo spazio necessario al cliente per lavorare su se stesso: se io coach ci sono, lui cliente può esserci e viceversa. Non è forse una fantastica alleanza questa?!

E non è forse “Alleanza” la definizione prima di “Coaching”?

 

Dunque: tanta Presenza a tutti!

 

Autore: Francesca Di Gioia, ACC

Volontario Area Comunicazione 202

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