L’eccellenza tra coaching e comunicazione

14/12/2020 • Articoli


Il coaching è “una relazione”, e una relazione si nutre di comunicazione. Tanto che alla comunicazione afferisce una sezione delle competenze ICF, e una competenza specifica ha proprio il termine “comunicazione” nel nome (“Comunicazione Diretta”).

Ora, sapere che cosa sia la comunicazione sembrerebbe una banalità, specie a noi figli degli anni ’70-’80 (di un secolo che però è terminato…). Te la spiegavano così: c’è un emittente e c’è un destinatario. E c’è un canale, lungo il quale corre il messaggio. Niente di sbagliato, a rigore. Se non che manca un pezzo della storia, come vedremo tra poco. E però questa era la vulgata di quegli anni: anni della comunicazione di massa (uno a molti) e di quella teoria dell’informazione che, nata altrove per tutt’altra applicazione (cioè in campo tecnologico), era stata fatta diventare teoria della comunicazione umana. L’enfasi veniva così posta sul trasferimento di un oggetto - cioè il dato, l’unità informativa, che diventava il messaggio - da un punto a un altro. Poteva essere a senso unico come un ordine da eseguire senza fiatare, oppure a doppio senso come in una conversazione, ma sempre trasferimento era.

Quando dico che in quella concezione mancava un pezzo, mi riferisco al significato profondo del termine “comunicare”, che pure abbiamo letteralmente sotto il naso, perché sta dentro la parola stessa. Essa viene infatti da communicare, verbo latino derivante da communis e significa “rendere comune”. Cioè: “condividere”. Che è roba ben diversa da “trasferire”.

Guarda caso, è un verbo, questo "condividere”, tra i più usati nel coaching e a quanto mi pare di cogliere anche in ambiente aziendale. Magari in azienda è più pronunciato che praticato, ma comunque almeno il primo passo è stato fatto. Non è un passo banale, se teniamo presente un assunto fondamentale: cioè che linguaggio e pensiero, inteso come visione del mondo, vanno di pari passo, si influenzano a vicenda e si rendono manifesti l’uno nell’altro.

Giacché il concetto di trasferimento da un punto all’altro implica e insieme alimenta la visione di un mondo fatto di tante entità distinte, che si scambiano oggetti e concetti lungo le linee di collegamento. E laddove ciascuna entità ha un peso diverso, questo scambio assumerà caratteristiche di gerarchia, dall’entità più importante a quella più “leggera”. Vi viene in mente l’immagine del caro vecchio organigramma verticale? Appunto…

Il concetto di condivisione, viceversa, si accompagna alla visione di un mondo orizzontale: oggetti e concetti non viaggiano da un punto all’altro, ma stanno “in comproprietà” fra tutti, a disposizione libera di chiunque nello stesso momento.

È questo il concetto di comunicazione a cui fa riferimento il coaching. Non la vecchia “teoria dell’informazione”, bensì il communicare è lo strumento di crescita che il coach mette in campo al servizio del suo partner. La formulazione delle competenze del coach ICF è che una lettura analitica del communicare originario: l’ascolto profondo, le domande aperte, il feedback rispettoso e generativo, la tutela dello spazio di espressione altrui, e tutte le altre competenze e abilità connesse, tutto questo è ciò che favorisce l’emersione dei contributi creativi di tutti, e che fanno della sessione di coaching un momento di sviluppo per tutti i presenti. Coach compreso.

L’attitudine alla condivisione eleva la qualità delle conversazioni e delle realizzazioni ben oltre la formale sessione di coaching: fare “communicazione” (con due “m”) nella vita quotidiana permette di comprendere esattamente che cosa c’è che va e che non va, quali contributi potenzialmente sono disponibili, che cosa precisamente serve all’interlocutore (cliente esterno o interno che sia), e pertanto sfornare soluzioni e innovazioni plasmate con il meglio delle potenzialità che sono in circolazione.

Ecco in che modo saper comunicare con efficacia è una delle premesse indispensabili per andare verso l’eccellenza: la comunicazione efficace è quella che rispetta la natura autentica di questo atto fondamentale, e la natura autentica è la condivisione. L’eccellenza richiede la messa in comune di ciò che c’è e di ciò a cui si aspira.

 

Autore: Mattia Rossi, PCC

Volontario Area Comunicazione 2020

L’eccellenza tra coaching e comunicazione