Quando è il corpo a scegliere: Mindfulness & Somatic Coaching

18/06/2020 • Articoli


Il coaching si nutre sempre più di ricerca.

E le ricerche più interessanti in merito all’applicazione ed efficacia degli interventi di coaching arrivano dalle neuroscienze e scienze sociali. Questo ci permette di ampliare il nostro sguardo su “cosa” e “come” rendere il coaching una pratica e uno strumento sempre più performante.

I dati degli ultimi anni ci confermano che il nostro cervello possiede infinità di possibilità indipendentemente dall’età della persona. Ciò che è importante è comprendere cosa può essere utile allo sviluppo delle sue potenzialità e cosa meno.

Certamente un cervello stimolato è maggiormente sottoposto all’apprendimento ma è altrettanto vero che se lo stimolo non viene supportato dalla qualità dell’attenzione il tutto incredibilmente, può non soltanto essere inefficace bensì dannoso. Ad esempio quando siamo distratti, ansiosi o impazienti per molto tempo, perdendo il controllo della situazione, il nostro cervello riceve input sfavorevoli per la riproduzione neurale. Ecco, quello che si è compreso grazie alla neuroplasticità è che se si vuole cambiare comportamento è necessario che lo si favorisca intenzionalmente attraverso l’attivazione delle parti del cervello deputate all'apprendimento. Il comportamento cambia quando cambia il cervello, non certo dietro un comando. Curiosità, creatività, focalizzazione, presenza, intuizione sono esperienze fondamentali. Ecco che possiamo definire la Mindfulness come un training di stimolazione neurologica che favorisce FOCALIZZAZIONE e CONSAPEVOLEZZA, due funzioni della mente che  lavorano sulla plasticità del cervello.

Durante un percorso di coaching una delle questioni più delicate è stabilire sin dai primi momenti le reali intenzioni dei nostri clienti. Prima ancora dell’obiettivo del percorso va compreso qual’è il tema “in figura” che bussa alla porta del nostro cliente e come aiutarlo a focalizzarsi sui passaggi specifici che possano comporre quella tela bianca consegnata completamente alla sua arte.

La Presenza del Coach favorisce quella del cliente. Ricordiamo la natura dei neuroni specchio e di come lavorano indisturbatamente durante una sessione di coaching.

 

Ecco che ritrovarci ad essere coach sempre più attenti, focalizzati, sintonizzati sul cliente e su ciò che ci accade in quel momento con la capacità di accorgerci e considerare quello che si genera durante una sessione ci permette di disporre di informazioni che possiamo offrire al nostro cliente e destare in lui curiosità e apprendimento.

 

Dalla nostra Presenza e piena connessione con il nostro corpo possiamo inoltre sviluppare la percezione di cosa ci risuona con più costanza e stimolare nel cliente ancora più informazioni. Le nostre intelligenze non risiedono soltanto nel cervello “cefalico”, quello per il quale tutti abbiamo familiarità bensì nel "cervello cardiaco" e in quello “enterico” ovvero intestinale.

Ognuno di questi cervelli è un sofisticato sistema dove vivono numerosi neuroni sensoriali, motoneuroni,  neurotrasmettitori e gangli. Essi sono in grado di ricevere ed elaborare informazioni, archiviarle e accedervi di nuovo quando necessario.  

Possono percepire, imparare, ricordare, comunicare e anche cambiare!

Ciò che è davvero importante è entrare in confidenza con il nostro corpo e possiamo farlo se riusciamo a silenziare la nostra mente. Oltre a beneficiarne come Coach aiuteremo certamente il nostro cliente a entrare in contatto con la sua saggezza e incontrare parti di sé inesplorate grazie alle quali esplorare le nuove frontiere della sua vita prima inaccessibili.

 

Autore: Rosella Egione Corporate & Mindfulness Coach PCC

Relatore del Coaching Lab Veneto Web Edition “ Quando è il corpo a scegliere : Mindfulness & Somatic Coaching”11/06/2020

Quando è il corpo a scegliere: Mindfulness & Somatic Coaching